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SARS-CoV-2: come contenere il rischio di trasmissione del Covid 19

Qualità dell’aria indoor e microclima, anche modulati dalle condizioni stagionali esterne, possono rappresentare fattori chiave nella trasmissione di infezioni e nei modelli epidemiologici stagionali negli ambienti indoor. Una ventilazione adeguata e un regolare ricambio d’aria in questo tipo di ambienti, oltre che per mantenere condizioni di comfort, sono necessari per garantirne la salubrità riducendo la concentrazione di particolato e inquinanti di natura biologica.

Il SARS-CoV-2

I virus rappresentano una delle cause più comuni di malattie infettive trasmesse in ambienti indoor, soprattutto a causa delle loro caratteristiche di elevata contagiosità e resistenza ambientale. I due gruppi principali di virus che possono essere d’interesse per gli ambienti indoor appartengono alle famiglie Orthomyxoviridae (virus dell’influenza) e Coronaviridae (coronavirus umani comuni a bassa patogenicità e coronavirus ad alta patogenicità tra cui il SARS-CoV, il MERS-CoV e il SARS-CoV-2).

Dal punto di vista strutturale, i coronavirus (CoV) sono virus a RNA a filamento positivo, con diametro compreso tra 80 e 160 nm e dotati di involucro pericapsidico. Il nome Coronavirus è legato essenzialmente all’aspetto del virus esaminato al microscopio elettronico: la glicoproteina S, infatti, attraversando il pericapside, conferisce al virus il tipico aspetto “a corona”.

Il 31 dicembre 2019, le autorità sanitarie cinesi hanno notificato un focolaio di casi di polmonite ad eziologia non nota nella città di Wuhan (Provincia dell’Hubei, Cina) successivamente attribuito ad un nuovo coronavirus (provvisoriamente chiamato 2019-nCoV) attualmente classificato SARS CoV-2. Questo virus è responsabile di una grave polmonite simile a quella da SARS-CoV, configurando un quadro di Severe Acute Respiratory Infection (SARI) o di sindrome da distress respiratorio acuto (Acute Respiratory Distress Syndrome, ARDS).

L’11 marzo 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato il focolaio internazionale di infezione da nuovo coronavirus SARS-CoV-2 come pandemia.

È bene evidenziare che SARS-CoV-2 è un nuovo ceppo di coronavirus. La sua diffusività e potenzialità epidemica e pandemica è legata, dunque, all’assenza di una memoria immunologica sviluppata nella popolazione, anche parziale, con assenza di risposta reattiva immediata da parte del sistema immunitario.

Come si trasmette?

Le principali modalità di contagio, come per altri virus di uguali dimensioni e caratteristiche ed in considerazione della sintomatologia iniziale prevalente, sono da associarsi all’infezione attraverso droplet e dunque in relazione alle goccioline di saliva ed all’aerosol delle secrezioni prodotte dalle vie aeree superiori di un soggetto contagioso.

Da questa fonte di trasmissione, già in fase di incubazione (4-7 giorni in media, fino a 48 ore sino a circa 11 giorni), e da 24 a 48 ore precedenti la comparsa di segni e sintomi quando presenti, poiché l’infezione può decorrere in modo del tutto asintomatico o pauci-sintomatico, droplet
possono essere diffuse e veicolate vettorialmente da tosse e/o starnuti, od anche attraverso il cantare od il parlare con enfasi.

Un altro meccanismo di trasmissione ad oggi riconosciuto è il contatto diretto ravvicinato, toccando con le mani contaminate la mucosa di bocca, naso e occhi. Sulla base delle informazioni attualmente disponibili, è stato dimostrato che la persistenza di CoV umani su superfici, in condizioni sperimentali, presenta una variabilità legata al materiale od alla matrice su cui si vengono a trovare e dipende dalla concentrazione, e da fattori ambientali quali temperatura e umidità.

L’evidenza di manifestazioni cliniche di tipo gastroenterico per il SARS-CoV-2, pone inoltre l’interrogativo circa la possibilità di trasmissione per via fecale-orale, a seguito del rilascio del virus nei reflui.

L’attività respiratoria comporta l’emissione di particelle di dimensioni variabili, con una distribuzione che dipende dalle condizioni di emissione. Poiché la probabilità che una gocciolina contenga virioni è proporzionale al suo volume ne deriva, che in aria il SARSCoV-2 è veicolato attraverso “large droplet” che ricadono rapidamente al suolo. Una parte delle unità virali possono essere emesse, altresì, attraverso “medium e small droplet” che, per le loro dimensioni, possono persistere in aria per un tempo prolungato.

Ciò comporta la possibilità di trasporto a distanze superiori per quantità diverse a seconda della modalità di emissione in ambiente.

L’importanza della corretta gestione, manutenzione e sanificazione degli impianti di climatizzazione e ventilazione

La potenziale presenza in ambiente, in cui vi sia un soggetto contagioso per COVID-19, di droplet nuclei infettanti, contemporaneamente alla presenza di un impianto di ventilazione/climatizzazione in funzione, comporta il rischio che il SARS-CoV-2 possa essere veicolato a distanza, attraverso le condotte di distribuzione dell’aria, quando presenti, o persistere in ambiente, particolarmente in presenza di impianti di climatizzazione locali che ricircolano l’aria.

Gli impianti di climatizzazione e di ventilazione possono mitigare o acuire il rischio di contagio aerogeno. Infatti, la movimentazione dell’aria in ambiente può incrementare la gittata delle gocce o determinare lo spostamento dell’aerosol verso una diversa porzione dell’ambiente, investendo altri occupanti e favorendone il contagio. L’immissione di aria esterna determina una diluizione dei patogeni, riducendo la carica virale media e quindi la probabilità di contagio, mentre il ricircolo può diventare fonte di rischio. D’altra parte, l’impianto di ventilazione, qualora la ripresa dell’aria non avvenga nello stesso ambiente di immissione, in modo bilanciato, può comportare la diffusione dei patogeni verso gli ambienti adiacenti.

Quindi, la gestione dell’impianto di climatizzazione e di ventilazione deve essere adeguata alle caratteristiche dell’impianto e alla modalità d’uso degli ambienti.

Inoltre, poiché una semplice pulizia meccanica non garantisce il completo allontanamento dei contaminanti microbici, la sanificazione dovrebbe essere articolata in due fasi da espletare in successione: un’accurata detersione, durante la quale vengono rimossi sporco e materiale organico dalle superfici, seguita da un’efficace disinfezione. Se per la detersione si possono utilizzare gli “igienizzanti per ambienti” (contenenti detergenti) durante la concomitante azione meccanica di pulizia delle superfici, per il successivo trattamento di disinfezione sono necessari agenti chimici o fisici in grado di uccidere o inibire i microrganismi e ad effetto virucida quando trattasi di virus.

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Tratto da:
Indicazioni sugli impianti di ventilazione/climatizzazione in strutture comunitarie non sanitarie e in ambienti domestici in relazione alla diffusione del virus SARS-CoV-2. Istituto Superiore della Sanità

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